Buonasera,
vi scrivo riguardo ad un 'dialogo' che ho sentito facendo la spesa alla nuova COOP di Pontedera (è successo lì ma, sono certa, potrebbe succedere, e succede, un po' ovunque).
Stavo facendo la spesa nel reparto verdure e una signora ha chiesto ad un vostro addetto se stesse portando altri finocchi (stava sopraggiungendo con delle cassette di verdura fresca).
La risposta è stata circa questa: 'Sì, sì di finocchi ce ne sono ancora, quelli non mancano mai!'. Un uomo che stava facendo la spesa, accanto a me, ha aggiunto: 'Ce ne son sempre tanti di finocchi nel mondo' e si è aggregato alla risata del vostro (o meglio dovrei dire nostro, essendo socia) addetto.
Le parole, per quanto tra virgolette, probabilmente non sono esatte; non le ricordo in modo preciso. Ricordo però il senso del discorso e quello non era assolutamente fraintendibile.
Capisco che si tratti di una battuta apparentemente innocua e ingenua. Una battuta a cui siamo abituati da sempre. Però avrei preferito una volgarità qualsivoglia. In quel caso avrei solo pensato che l'addetto fosse poco educato, cosa che comunque avrebbe riguardato principalmente lui e la signora a cui stava rispondendo.
In questo caso invece la sua battuta riguardava chiunque fosse presente. In particolare chiunque, lì presente, fosse omosessuale oppure amico/parente/vicino/legato da affetto a qualche persona omosessuale.
Io insegno a scuola e conosco tanti bambini, alcuni di loro (statisticamente) scopriranno di essere omosessuali. Mi sono chiesta in quel momento, come si sarebbe potuto sentire al posto mio (che gia' ero fortemente infastidita) un adolescente che si stesse interrogando sulla propria sessualità (lo abbiamo fatto tutti, omosessuali ed eterosessuali). Mi sono chiesta come si sarebbe potuto sentire un genitore di un ragazzo omosessuale.
Mi sono vergognata e ho pensato di rispondere ai due uomini. Ma, lo confesso, mi sarebbe venuta fuori una risposta sgarbata e non equilibrata, lì per lì. Ho preferito lasciar perdere e riservarmi di scrivere queste righe, che spero possano avere più eco di una mia risposta immediata.
So che siamo tutti abituati a fare battute, e spesso non ci rendiamo conto di quanto, quelle discriminatorie, siano alla base delle discriminazioni vere e proprie. Sembrano solo battute, ma sono le vere basi per le discriminazioni che tante persone incontrano poi nella vita quotidiana.
Per questo vi prego di estendere a tutti i vostri (nostri) addetti la richiesta esplicita e chiara di evitare qualsiasi battuta discriminatoria su base sessuale, etnica, religiosa, culturale o altro, almeno durante il proprio orario di servizio. Questo tenendo conto che lavorano in una cooperativa che ha sempre dato al rispetto dei diritti umani un ruolo centrale.
Cordiali saluti e grazie da parte di tutti quelli che condividono il mio disagio.
Emilia Venturato
Di seguito la risposta che ho ricevuto e che condivido :)
Informatore coopfirenze.it ha scritto:
Gentile signora,
Il dialogo che lei ha sentito avrebbe dato fastidio anche a noi ed è comunque "stonato" rispetto ai principi prevalenti in cooperativa e fra i nostri soci. Detto questo non siamo soldati e non è che possiamo imporre una disciplina di ferro e impedire una battuta fatta, ne siamo sicuri, per ridere e non per convinzione. Dentro la "divisa" ci sono gli uomini e le donne, con la loro educazione o maleducazione, con la loro sensibilità o superficialità, e ciascuno si deve prendere la responsabilità di ciò che fa e dice. Noi abbiamo due strade per affrontare questi problemi:
- cercare di convincere le persone ad una maggiore attenzione per ciò che fanno o dicono, con le sole armi del buon senso e dell'educazione;
- usare gli strumenti disciplinari che ci consente il contratto di lavoro, che vanno contrattate con le rappresentanze sindacali dei lavoratori.
Per un episodio come quella da lei descritto ci sembra che l'unica strada sia la prima e la ringraziamo di averci scritto, perché facendo conoscere il suo disagio ai lavoratori di quel supermercato, siamo sicuri che ci sarà in futuro una maggiore attenzione e sensibilità, per convinzione ed educazione verso tutti gli altri e non per "disciplina".
Cordiali saluti
Ufficio Comunicazione Unicoop Firenze
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